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Attenzione volontaria ed involontaria

di J.G.Bennett

Estratto da: “DEEPER MAN” – Attenzione volontaria ed involontaria.

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Quasi tutti sanno cosa significhi “prestare attenzione” a una cosa, e anche quanto é difficile mantenere questa attenzione se non siamo interessati o nulla ci stimola. Possiamo sì portarci in uno stato di attenzione, ma prima o poi essa si dissolve e dobbiamo riportarci nuovamente ad essa. Dobbiamo considerare l’atto del fare attenzione quale avviene quando non vi é alcuno stimolo esteriore. Questo é molto difficile, perché il mondo contemporaneo é in gran parte governato da persone che catturano l’attenzione di altre persone, vuoi nel campo dell’educazione, vuoi in quello degli affari, della politica o della religione. In tutta questa attività volta ad ottenere attenzione il soggetto é in un ruolo passivo, reagisce a qualcosa che proviene al di fuori di esso. Una tale attenzione é involontaria. Ció di cui andiamo invece alla ricerca é l’attenzione volontaria nella quale siamo noi stessi a prendere l’iniziativa. L’attenzione volontaria é indipendente dalle reazioni nel nostro strumento. Di solito I nostri occhi seguono una ragazza carina, il nostro naso é attratto da un buon odore, il nostro animo é contento di un complimento, e tutto ciò non é che stimolazione dall’esterno dell’uno o dell’altro dei nostri strumenti. Noi siamo controllati da tutto ciò che ha l’avventura di attrarci. L’attenzione involontaria é quella che si ha quando operiamo secondo la meccanica funzionale.

Nel momento in cui si porta l’attenzione su una cosa, non vi é sforzo; lo sforzo sopravviene solo quando cerchiamo di mantenere l’attenzione. Questa esperienza, che possiamo verificare da soli, dimostra che l’atto di volontá e l’azione creativa che lo accompagna sono al di fuori del tempo; ma quando l’azione rientra nella gamma di energie delle quali é costituita la nostra mente, essa viene a sottostare a condizioni temporali. Le energie piú elevate della mente sono in grado di organizzare quelle inferiori, di “prestare” loro una coerenza di cui, in sé stesse queste mancancano; ma, reciprocamente, le energie meno elevate hanno il potere di disorganizzare quelle piú elevate, e di introdurre in esse parte dell’incoerenza dei livelli piú bassi. Questa relativitá di organizzazione e disorganizzazione é ció che noi esperiamo nello sforzo di mantenere l’attenzione su una data cosa. Se per una qualsivoglia ragione vi é un’accrescimento della concentrazione delle energie piú elevate, la lotta termina e tutto diviene facile. Lavorare con l’attenzione rientra nel lavorare su sé stessi . E’ la base su cui si fondano moltissime cose. Se non riusciamo a dire la differenza tra attenzione volontaria e involontaria, viviamo in un mondo di sogni. Nel mondo contemporaneo la scienza dell’attenzione é appena conosciuta, e arrivare a una vera comprensione di essa necessita di molto tempo, visti i condizionamenti cui siamo stati sottoposti dalla cultura contemporanea.



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