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Il pendolo

di Maurice Nicoll

Ognuno di voi è sotto la legge del pendolo. Ognuno di voi sente il bene e poi sente il male, si sente felice e poi si sente derelitto, ognuno di voi sente affetto e amore e poi sente l’opposto, -avversione- e quel curioso opposto dell’affetto per il quale non c’è nome. Questa è vita meccanica. Tutto questo è vivere meccanicamente. Questo vuol dire vivere nell’ondeggiamento del pendolo  della vita e finché vi resterete quello che guadagnate lo perderete e cosi resterete sempre nello stesso livello di Essere. In un momento voi amate, nel momento successivo voi odiate; in un momento sentite entusiasmo, il momento successivo vi sentite abbattuti; in un momento pensate di essere una persona gradevole ed il momento dopo sentite che non lo siete. Questa è la legge del pendolo che ondeggia su e giù. In un modo o nell’altro noi dobbiamo cercare di non stare più tanto sotto questa inevitabile legge del pendolo, che fa avanzare e ritirare le maree, che fa si che l’inverno sia seguito dall’estate, l’estate dall’inverno e che nei riguardi del vostro cuore lo fa espandere e contrarre.

La legge del pendolo è illustrata molto bene dall’azione del cuore. Il cuore ha due fasi chiamate diastole e sistole. La diastole del cuore si ha quando esso riceve sangue, la sistole sì ha quando esso si contrae e manda il sangue nel corpo. Forse potete capire quanto sia interessante questa idea del pendolo quando viene applicata al cuore, perché quando il cuore è passivo e sta ricevendo il sangue, si trova su un lato del pendolo, esso accetta quello che entra in lui e poi ad un certo momento esso cambia il suo ritmo, diventa attivo e rimanda fuori tutto quello che ha ricevuto, che serve a nutrire l’intero corpo.

Diastole” viene dal verbo greco “mettere in ordine, sistemare preparare”.

Questo significa che quando il cuore non sta facendo niente, fuorché ricevendo il sangue, è come se si stesso sistemando…mettendo in ordine, preparando per la fase successiva, chiamata contrazione o sistole.

In greco “sistole” significa “riunire quello che è stato ricevuto e spingerlo avanti”, come nella contrazione del cuore che spinge nel corpo il sangue che ha ricevuto.

Ho sempre pensato che questo sia un ottimo modo di pensare al pendolo in un senso pratico. Noi abbiamo alcuni momenti di espansione, ed alcuni momenti di contrazione. Abbiamo momenti in cui le cose vanno bene e momenti in cui le cose vanno male. Il pendolo della nostra psicologia, delle nostre emozioni, del nostro benessere generale, va su e giù. Ma quando il pendolo ondeggia indietro, questa dovrebbe essere una fase in cui vengono messe in ordine le cose, in cui uno si consulta con sé stesso..in cui le cose vengono sistemate bene, e vengono preparate prima che uno prosegua di nuovo.

Voi non potete aspettarvi di essere sempre gli stessi. Eppure quante persone sono dispiaciute quando, avendo avuto un sentimento, si accorgono che in seguito non lo hanno più. Allora naturalmente essi litigano, sono seccati, e cosi via. In altre parole, l’ondeggiamento negativo del pendolo, per la maggior parte delle persone è solo uno spazio vuoto. Mentre dovrebbe essere una fase abitata dalla consapevolezza e da un senso del Lavoro in cui uno cerca di unificarsi e di riflettere, e non pensa invece che tutto sia finito. Ora se uno può vivere con consapevolezza in entrambi i lati dell’oscillazione del pendolo in ogni punto, la sua vita non sarà più insoddisfacente, cioè una semplice funzione dell’ondeggiamento del pendolo. Uno impara a vedere le cose da due punti di vista. Uno impara a prendere sé stesso da due punti di vista, e soprattutto uno impara a prendere gli altri nello stesso modo. Invece di essere molto disgustato, o annoiato, o seccato, uno comincia a mettere in questo incivile paese, in Sé stesso, in questo luogo barbaro, dei pensieri più consapevoli, e la memoria, per poi ritornare nell’ondeggiamento del pendolo avendo preparato qualcosa, ed ancora una volta rientrare nella vita senza essere depresso, e soprattutto non sentendosi senza speranza.

Quello di cui sto parlando ha a che fare con il vedere entrambi i lati, il lato nero ed il lato lucente, insieme, per mezzo della memoria conscia, per mezzo del lavoro, ed è solo per mezzo del lavoro che voi potrete ricordare entrambi i lati del pendolo e così, gradualmente passare psicologicamente nella parte media del pendolo, dove è situato tutto quello che cerchiamo in questo Lavoro. Questo corrisponde a creare un intero circolo, ad essere capaci di girare lungo il circolo della vita, in modo che essa non sia più un pendolo, ma un movimento circolare che non è più governato dagli opposti.

Ora quando voi girate intorno al circolo di tutte le esperienze, voi cominciate a mettere nella vostra consapevolezza il lato oscuro di voi e voi non vedrete più quelle contraddizioni che vengono invece dal punto di vista della vita del pendolo. Questo significa un aumento di consapevolezza. Questo significa vedere che l’estate e l’inverno non sono opposti ma sono situati su un circolo, un ritmo che è necessario. La gente che vive molto negli opposti, la gente che discute sempre se questo o quello è giusto sono nell’illusione del pendolo.

Vi citerò su ciò un detto molto antico. Finché avete dei concetti rigidi su ciò che è giusto o sbagliato, voi non potete creare in voi questo cerchio psicologico. Questo detto viene dagli scritti di Kwang-zeu:

Egli disse: “Ogni soggetto può essere guardato da due punti di vista -da questo e da quello, …. Ma questo punto di vista comprende sia il bene che il male; ed anche quel punto di vista comprende sia il bene che il male; – e infatti ci sono o non ci sono, i due punti di vista, questo e quello? Essi non hanno trovato il loro punto di corrispondenza che viene chiamato il perno del Tao. Appena uno trova questo perno egli si situa al centro dell’anello (di pensiero) da dove egli può rispondere senza fine ai punti di vista che cambiano; – senza fine a quelli che affermano. e senza fine a quelli che negano. Perciò ho detto, “Non c’è niente come la giusta luce (della mente).

Questa cosa chiamata il Tao in realtà è il Lavoro. E’ una riconciliazione degli opposti ed il raggiungimento di un nuovo posto in cui gli opposti non vi controllano. È chiamato il Tao nell’antico esoterismo cinese. È una Via. Tao significa una Via o una Via armoniosa.

[…] Se siamo nel pendolo tutti i pensieri e sentimenti sono opposti. Se un uomo non è d’accordo con le vostre vedute politiche vi è odioso. Se un uomo non ha simpatia per voi, egli ha antipatia, e così via. Questo è l’esempio della legge del pendolo in tutti noi. In questo lavoro noi dobbiamo trovare qualche modo per riconciliare gli opposti e per non essere in ogni momento in questo ondeggiamento del pendolo, perché partendo da violenti punti di vista opposti, niente può essere riconciliato, nessuna armonia può essere prodotta, e le vostre vite continueranno come sempre.

Io vi colpisco e voi mi colpite. Ogni lato produce l’altro. Un opposto con il quale vi identificate, provoca immediatamente negli altri una opinione opposta. È molto importante che voi tutti cominciate a capirlo, soprattutto riguardo a voi stessi perché i vostri personali punti di vista su voi stessi sono su questi opposti, e sono governati dalla falsa personalità. Tutti voi fate molte cose che non accettate, che non includete nel vostro generale senso di voi stessi e così ondeggiate sempre e non avete un punto centrale, un’individualità.

Per questo il Lavoro ci insegna ad osservarci senza critica, perché solo osservando noi stessi senza critica, noi possiamo girare intorno all’intero cerchio del nostro Essere, di quello che noi realmente siamo e questo distruggerà completamente la falsa personalità. Voi non sarete più la persona che avevate immaginato di essere, perché l’immaginazione mente sempre. Voi tutto intero dovete essere incluso nella vostra consapevolezza, perché se la consapevolezza non si espande nel vostro Essere totale, voi non avrete l’intera conoscenza di voi stessi e sarete sempre influenzati da un piccolo “io” alla volta, Ma alla fine tutti gli “io” devono essere compresi nel vostro sentimento di voi stessi, e sono certo che la falsa personalità si dissolverà in qualcosa di completamente nuovo e meraviglioso.


Conoscenza ed osservazione di sé

ESTRATTO DA “FRAMMENTI DI UN INSEGNAMENTO SCONOSCIUTO” di P.D.Ouspensky

Come può l’uomo essere indipendente dalle influenze esteriori, dalle grandi forze cosmiche, quando è schiavo di tutto ciò che lo circonda? Egli è in balia di tutte le cose intorno a lui. Se fosse capace di liberarsi dalle cose, potrebbe anche liberarsi dalle influenze planetarie. “Libertà, liberazione. Questo deve essere lo scopo dell’uomo. Diventare libero, sfuggire alla schiavitù — ecco ciò per cui un uomo dovrebbe lottare allorché è diventato, anche solo un poco, cosciente della sua situazione. Questa è la sola via d’uscita per lui, poiché nient’altro è possibile finché resta uno schiavo, interiormente ed esteriormente. Ma non può cessare d’essere schiavo esteriormente finché resta schiavo interiormente. Così, per diventare libero, deve conquistare la libertà interiore. “La prima ragione della schiavitù interiore dell’uomo è la sua ignoranza, e, soprattutto l’ignoranza di sé stesso. Senza la conoscenza di sé, senza la comprensione del moto e delle funzioni della sua macchina, l’uomo non può essere libero, non può governarsi e resterà sempre uno schiavo, in balia delle forze che agiscono su di lui. “Ecco perché, negli insegnamenti antichi, la prima richiesta a chi si metteva sulla via della liberazione, era: ‘Conosci te stesso’ “.

“Queste parole, disse G., che sono generalmente attribuite a Socrate, si trovano alla base di parecchie dottrine e scuole molto più antiche della scuola socratica. Ma benché il pensiero moderno non ignori l’esistenza di questo principio, non ha che un’idea molto vaga del suo significato e della sua portata. L’uomo ordinario del nostro tempo, anche se si interessa alla filosofia o alle scienze, non comprende che il principio ‘Conosci te stesso’ si riferisce alla necessità di conoscere la propria macchina, la ‘macchina umana’. La struttura della macchina è più o meno la stessa in tutti gli uomini; è quindi questa struttura che l’uomo deve per prima cosa studiare, cioè le funzioni e le leggi del suo organismo. “Il principio ‘Conosci te stesso’ ha un contenuto molto ricco. Esso richiede in primo luogo, all’uomo che vuole conoscersi, di comprendere ciò che questo significa, in quale insieme di relazioni s’inscriva questa conoscenza e da che cosa essa necessariamente dipenda.

“La conoscenza di sé è uno scopo molto alto, ma molto vago e distante. L’uomo nel suo stato attuale è molto lontano dalla conoscenza di sé. Questa è la ragione per cui, rigorosamente parlando, lo scopo di un uomo non può essere definito la conoscenza di sé. Il suo grande scopo deve essere lo studio di sé. Per lui sarà ampiamente sufficiente comprendere che deve studiare sé stesso. Ecco lo scopo dell’uomo: cominciare a studiare sé stesso, conoscere sé stesso, nel modo più giusto. “Lo studio di sé è il lavoro, o la via, che conduce alla conoscenza di sé. “Ma per studiare sé stessi, occorre innanzitutto imparare come studiare, da dove cominciare, quali mezzi impiegare. Un uomo deve imparare come studiare sé stesso, deve imparare i metodi dello studio di sé. “Il metodo fondamentale per lo studio di sé è l’osservazione di sé. Senza una osservazione di sé eseguita in modo corretto, un uomo non comprenderà mai come le diverse funzioni della sua macchina siano collegate e in correlazione tra loro, non comprenderà mai come e perché, in lui, ‘tutto accade’.

“Vi sono due metodi di osservazione di sé: il primo è l’analisi, o i tentativi di analisi, cioè i tentativi di trovare una risposta a queste domande: Da che dipende tale cosa, e perché si verifica? Il secondo è il metodo delle constatazioni, che consiste semplicemente nel registrare nella propria mente tutto ciò che si osserva nel momento presente. “L’osservazione di sé, soprattutto all’inizio, non deve con nessun pretesto diventare analisi, o tentativo di analisi. Prima di poter analizzare i fenomeni anche più elementari, un uomo deve accumulare sufficiente materiale sotto forma di ‘registrazioni’. Le registrazioni, risultato di una osservazione diretta di ciò che avviene in un determinato momento, sono il materiale più importante nello studio di sé. Quando le registrazioni siano state raccolte in numero sufficiente e al tempo stesso le leggi siano state studiate e comprese fino a un certo punto, allora l’analisi diventa possibile.

“Quante volte mi avete domandato se non sarebbe possibile arrestare le guerre? Certamente, sarebbe possibile. Basterebbe che la gente si svegliasse. Sembra una cosa da nulla. Non vi è nulla, invece, di più difficile, perché il sonno è indotto e mantenuto dall’intera vita circostante, da tutte le condizioni dell’ambiente. “Come svegliarsi? Come sfuggire a questo sonno? Queste domande sono le più importanti, le più vitali che un uomo si possa porre. Ma prima di porsele, egli dovrà convincersi del fatto stesso del suo sonno. E gli sarà possibile convincersene solo tentando di svegliarsi. Quando avrà compreso che non si ricorda mai di sé stesso, e che il ricordarsi di sé significa risvegliarsi fino ad un certo grado, e quando avrà visto per esperienza quanto sia difficile ricordarsi di sé, allora comprenderà che per svegliarsi non basta desiderarlo. Più rigorosamente, diremo che un uomo non può svegliarsi da sé. Ma se venti uomini si mettono d’accordo e stabiliscono che il primo di essi che si sveglierà, sveglierà gli altri, essi hanno già una possibilità. Tuttavia, anche questo è insufficiente, perché questi venti uomini possono dormire nello stesso tempo e sognare di svegliarsi. Dunque è necessario qualcosa di più. Questi venti uomini devono essere sorvegliati da un uomo che non sia addormentato o che non si addormenti così facilmente come gli altri, o che si metta coscientemente a dormire quando ciò è possibile, quando non può risultarne alcun male né per lui, né per gli altri. Essi devono trovare un tale uomo e accaparrarselo, affinché li svegli e impedisca loro di ricadere nel sonno. Senza questa condizione, è impossibile svegliarsi. Questo bisogna comprenderlo.

“È possibile pensare per migliaia di anni, è possibile scrivere biblioteche intere, inventare teorie a milioni e tutto questo nel sonno, senza alcuna possibilità di risveglio. Al contrario, queste teorie e questi libri inventati e scritti da gente addormentata, avranno semplicemente l’effetto di trascinare altri uomini nel sonno, e così di seguito. “Non vi è niente di nuovo nell’idea del sonno. Fin dalla creazione del mondo, è stato detto agli uomini che essi erano addormentati e che dovevano svegliarsi. Per esempio, quante volte leggiamo nei Vangeli: ‘Svegliatevi’, Vegliate’, ‘non dormite’. I discepoli del Cristo, persino nel Giardino di Getsemani, mentre il loro Maestro pregava per l’ultima volta, dormivano. Questo dice tutto. Ma gli uomini lo comprendono? Essi considerano ciò una figura retorica, una metafora. Non vedono affatto che deve essere preso alla lettera. E di nuovo è facile capire perché. Per prenderlo alla lettera occorrerebbe svegliarsi un po’, o per lo meno tentare di svegliarsi. Mi è stato sovente chiesto, seriamente, perché i Vangeli non parlano mai del sonno, mentre se ne parla in ogni pagina. Ciò dimostra semplicemente che la gente legge il Vangelo dormendo.

“Fintante che un uomo è in un sonno profondo, interamente sommerso dai suoi sogni, non può neppure pensare di essere addormentato. Se potesse pensare di essere addormentato, si sveglierebbe. E così vanno le cose, senza che gli uomini abbiano la minima idea di tutto quel che perdono a causa del loro sonno. Come ho già detto, l’uomo, così come è, così come la natura lo ha creato, può diventare un essere cosciente di sé. Creato a questo scopo, nasce per questo scopo. Ma egli nasce fra gente addormentata e, naturalmente, cade a sua volta in un sonno profondo, proprio nel momento in cui dovrebbe incominciare a prendere coscienza di sé. Ogni cosa vi ha parte: l’involontaria imitazione degli adulti da parte del bambino, le suggestioni volontarie o involontarie e la cosiddetta ‘educazione’. Ogni tentativo di risveglio da parte del bambino è stroncato sul nascere. È inevitabile. Quanti sforzi più tardi per svegliarsi! E di quanto aiuto si avrà bisogno allorquando migliaia di abitudini, che spingono al sonno, saranno state accumulate. “Le possibilità dell’uomo sono immense. Non potete neppure farvi un’idea di ciò che un uomo è capace di raggiungere. Ma nel sonno nulla può essere raggiunto. Nella coscienza di un uomo addormentato, le sue illusioni, i suoi ‘sogni’, si mescolano alla realtà. L’uomo vive in un mondo soggettivo al quale gli è impossibile sfuggire. Ecco perché non può mai fare uso di tutti i poteri che possiede e vive sempre soltanto in una piccola parte di sé stesso.

“È già stato detto che lo studio di sé e l’osservazione di sé, se condotti in modo corretto, portano l’uomo a rendersi conto che vi è ‘qualche cosa di sbagliato, nella sua macchina e nelle sue funzioni, nel loro stato ordinario. Egli capisce che, proprio perché è addormentato, vive e lavora solo in una piccola parte di sé. Capisce che per la stessa ragione la maggior parte delle sue possibilità restano non realizzate e la maggior parte dei suoi poteri, non utilizzati. Egli sente di non ricavare dalla vita tutto ciò che essa potrebbe dargli, e che la sua incapacità dipende da certi difetti funzionali della sua macchina, del suo apparecchio ricevente. L’idea dello studio di sé acquista ai suoi occhi un significato nuovo. Egli sente che forse non vale neppure la pena di studiarsi così com’è ora. Vede ogni funzione nel suo stato attuale, e come potrebbe o dovrebbe diventare. L’osservazione di sé induce l’uomo a riconoscere la necessità di cambiare. Praticandola, egli si rende conto che il solo fatto di osservare sé stesso produce certi cambiamenti nei suoi processi interiori. Comincia a capire che l’osservazione di sé è per lui un mezzo per cambiare, uno strumento di risveglio. Osservando sé stesso, egli proietta in qualche modo un raggio di luce sui suoi processi interiori, che fino ad allora si erano effettuati in un’oscurità pressoché totale. E, sotto l’influenza di questa luce, tali processi cominciano a cambiare. Vi sono un gran numero di processi chimici che possono aver luogo soltanto in mancanza di luce. Esattamente nello stesso modo, un gran numero di processi psichici possono aver luogo soltanto nell’oscurità. Anche un barlume di coscienza è sufficiente a cambiare completamente il carattere dei processi abituali e rendere impossibile un gran numero di essi. I nostri processi psichici (la nostra alchimia interiore) hanno molti punti in comune con questi processi chimici nei quali la luce cambia il carattere del processo, e sono soggetti a leggi analoghe.

E per cominciare l’osservazione di sé e lo studio di sé, è indispensabile imparare a dividersi. L’uomo deve rendersi conto che in realtà è composto da due uomini. Ricordatevi ciò che è stato detto prima: l’osservazione di sé conduce un uomo alla constatazione del fatto che egli non si ricorda di sé. La sua impotenza a ricordarsi di sé è uno dei tratti più caratteristici del suo essere e la vera causa di tutto il suo comportamento. Questa impotenza si manifesta in mille modi. Egli non ricorda le sue decisioni, non ricorda la parola che ha dato a sé stesso, non ricorda ciò che ha detto o provato un mese, una settimana, un giorno o soltanto un’ora addietro. Inizia un lavoro, e dopo un certo lasso di tempo dimentica perché l’ha cominciato. È soprattutto nel lavoro su di sé, che questo fenomeno si produce con una frequenza del tutto particolare. Un uomo non può ricordare una promessa fatta ad altri se non con l’aiuto di associazioni artificiali, di associazioni educate in lui, le quali, a loro volta, si associano a ogni genere di concezioni, anche queste create artificialmente, quali 1′ ‘onore’, l ‘onestà’, il ‘dovere’ e così via. Parlando in generale, si può affermare con certezza che per una cosa che l’uomo ricorda, ve ne sono sempre dieci, ben più importanti, che dimentica. “Per questo, le sue opinioni e i suoi punti di vista sono privi di qualsiasi stabilità e precisione. L’uomo non ricorda ciò che ha pensato o detto; e non ricorda come ha pensato o come ha parlato. “Ciò è, a sua volta, in rapporto con una delle caratteristiche fondamentali dell’atteggiamento dell’uomo verso sé stesso e verso gli altri, vale a dire: la sua costante ‘identificazione’ a tutto ciò che prende la sua attenzione, i suoi pensieri o i suoi desideri, e la sua immaginazione.

“L’ ‘identificazione’ è una caratteristica talmente comune, che nell’intento di osservare sé stessi, è difficile separarla da altre cose. L’uomo è sempre in stato di identificazione, ciò che cambia è solo l’oggetto della sua identificazione. “L’uomo si identifica con un piccolo problema che trova sul suo cammino e dimentica completamente i grandi scopi che si proponeva all’inizio del suo lavoro. Si identifica con un pensiero e dimentica tutti gli altri. Si identifica con una emozione, con un umore, e dimentica gli altri suoi sentimenti più profondi. Lavorando su di sé, le persone si identificano talmente con scopi isolati da perdere di vista l’insieme. I pochi alberi più vicini finiscono per rappresentare, per loro, tutta la foresta. “L’identificazione è il nostro nemico più terribile, perché penetra ovunque e ci inganna proprio nel momento in cui crediamo di lottare contro di essa. Se ci è tanto difficile liberarci dalla identificazione, è perché ci identifichiamo più facilmente con le cose a cui siamo maggiormente interessati, quelle alle quali diamo tutto il nostro tempo, il nostro lavoro e la nostra attenzione. Per liberarsi dall’identificazione, l’uomo deve stare costantemente in guardia ed essere inflessibile verso sé stesso: non deve aver paura di smascherare tutte le sue forme più sottili e nascoste. “L’identificazione è l’ostacolo principale al ricordarsi di sé. Un uomo che si identifica è incapace di ricordarsi di sé stesso. Per potersi ricordare di sé, occorre per prima cosa non identificarsi. Ma per imparare a non identificarsi, l’uomo deve innanzi tutto non identificarsi con sé stesso, non chiamare sé stesso ‘io’ sempre e in tutte le occasioni. Egli deve ricordarsi che in lui sono due, che c’è lui stesso, cioè ‘Io’ in lui, e un altro, con il quale deve lottare e che deve vincere se desidera raggiungere qualcosa. Fin quando un uomo si identifica o è suscettibile di identificarsi, è schiavo di tutto ciò che può accadergli. La libertà significa innanzi tutto: liberarsi dall’identificazione.


Semplice spiegazione delle Idee del Lavoro – UNO

di M.Nicoll

Tutti sono due persone – la persona che noi stessi supponiamo di essere, e ciò che realmente siamo. Solo l’osservazione di se’ ci mostra questo. Non si può capire che siamo due persone a meno che non cominciamo a capire cosa significa osservare noi stessi.

Vediamo un mondo all’esterno: questo è ciò che i nostri sensi ci rendono. Ma i sensi sono rivolti al di fuori di noi stessi e non possono vedere ciò che si è. Ma abbiamo un organo dentro di noi che può osservare questa cosa chiamata noi stessi. Attraverso di esso possiamo vedere i nostri pensieri, sentimenti, stati d’animo. Questo è l’inizio del divenire un’altra persona.

La nostra vita dipende da questa cosa chiamata “noi stessi”. Se vogliamo avere una vita diversa, dobbiamo prima di tutto renderci conto di che tipo di vita abbiamo ora. Tutte le forme di sofferenza sono a causa di questo “noi stessi”. Finché rimaniamo questo “noi stessi” la nostra vita non può modificarsi. Attirerà sempre le medesime disgrazie, delusioni, e così via.

Così il Lavoro comincia con il vedere come si è, che tipo di persona siamo. Per esempio, se trattiamo le persone senza considerazione per i loro sentimenti e non lo sappiamo, soffriremo sempre il loro desiderio di tenersi lontani da noi. Ma non vedendo come siamo diamo la colpa agli altri. A meno che non ci accorgiamo che ci stiamo comportando in questo modo, non possiamo cambiare. Altre persone si rendono conto di come siamo: ma cosi’ come siamo, noi non ce ne rendiamo conto – finché non iniziamo ad osservare noi stessi. Attraverso il non vedere come siamo, crediamo di non essere trattati adeguatamente.

Se osserviamo ciò che stiamo pensando e sentendo, quello che stiamo dicendo, come stiamo agendo, dopo un tempo una nuova memoria inizia, una memoria di noi stessi. Da allora, cominciamo a renderci conto che non siamo ciò che noi stessi presumevamo di essere. Inizieremo a comportarci diversamente, a non incolpare gli altri, a non sentire che qualcosa ci è dovuto. Inizieremo a capire che siamo due persone e che lo siamo sempre stati. Quello che noi presumevamo di essere è immaginario.

Quando vediamo le contraddizioni tra il nostro se’ immaginario, e ciò che realmente siamo, cominciamo a cambiare, perché veniamo separati da l’illusione di noi stessi. Cominciamo a renderci conto che poggiavamo su una base completamente falsa.

Quando osserviamo ciò che realmente siamo apriamo noi stessi a ricevere aiuto – l’aiuto che ci può davvero cambiare. L’aiuto non può raggiungerci, mentre siamo soddisfatti di noi stessi. Questo Lavoro dice che l’aiuto esiste per coloro che iniziano a rendersi conto, in ogni atto quotidiano, in ogni cosa detta e sentita, che non sono realmente ciò che supponevano di essere.

Quando cominciamo ad osservare noi stessi con sincerità tutto il nostro destino comincia a cambiare. Ma questo significa notare, per un lungo periodo, il nostro modo di parlare, il nostro modo di pensare, le critiche che facciamo, il risentimento verso ciò che ci viene detto, il nostro modo di reagire agli altri, le opinioni da cui argomentiamo, il modo in cui siamo lusingati, come noi giudichiamo gli altri, la nostra vanità, crudeltà, stati d’animo, emozioni. A meno che non ci distacchiamo da queste cose, rimaniamo meccanici.

La nostra vita psichica, la nostra vita interiore, è nelle tenebre, fino a quando non iniziamo a far entrare un raggio di luce, di coscienza in ciò che lì sta accadendo. Perché ciò avvenga dobbiamo dividerci in due – una parte che osserva e una parte osservata. Quando l’ “io” osservante si è stabilito in noi, è da questo “io”, che tutto il resto segue. E’ piccolo e debole per cominciare, ma è come una finestra per far entrare la luce.


Lo studio della psicologia. L’uomo, la macchina.

di G.I.GURDJIEFF

 Londra 1922 – Chicago 1924

 (ESTRATTO)

Tu vuoi studiare la psicologia, ma non hai psiche, come puoi studiare allora qualcosa che ancora non esiste? Vorresti conoscere te stesso come uomo, ma non sei ancora un uomo, solo una macchina. Dovresti allora cominciare a studiare te stesso come una macchina. La psicologia è solo lo studio delle idee delle altre persone; è molto meglio studiare te stesso che studiare le fantasie degli altri.

Tu vuoi che ti dica molte cose, e anche io voglio condividere con te ciò che so dell’uomo e delle sue maniere. Ma non potresti capire ciò che vuoi sapere anche se te lo dicessi. Non abbiamo il linguaggio. Il nostro linguaggio ordinario è fatto solo per cose semplici. Non abbiamo parole disponibili per le cose “più alte”. Le parole sono necessarie perché senza di esse non possiamo ancora capirci l’un l’altro. Quando avrai imparato a studiare la tua propria macchina, potremo capirci meglio tra noi.

Quando studi te stesso devi essere capace di concentrare la tua attenzione su quella parte che vuoi osservare. Al momento non puoi concentrare la tua attenzione perché il tuo centro emozionale non farà silenzio. Così la tua attenzione è governata dalle tue emozioni e non da te. Finché non smetterai di essere governato dalle tue emozioni, non puoi essere imparziale. Dunque non puoi capire il significato delle parole. Chiunque, comprende le parole in accordo con l’umore nel quale gli capita di essere. Se sono affamato, la parola “desiderio” significa cibo per me; ma se sono soddisfatto significa “dormire” o forse “sesso”. In ogni momento il significato delle parole cambia, e le persone neppure lo notano.

Abbiamo bisogno di parlare di cose molto importanti. Per esempio dobbiamo parlare del perché l’uomo esiste. Questo appartiene alla vera conoscenza, e per parlare di questo dovremmo capire le cose in modo differente. Per conoscere qualcosa di vero dobbiamo conoscere tutto. C’è un antico detto: “Conoscere significa conoscere tutto, non conoscere tutto significa non conoscere. Conoscere tutto non è impossibile. E’ necessario per questo conoscere anche molto poco. Ma per conoscere questo poco bisogna conoscere abbastanza.”

In questo caso il poco che dobbiamo sapere è che l’uomo non vive per se stesso, egli esiste per trasmettere vibrazioni necessarie alla luna. L’uomo è parte della vita della terra. La terra è circondata da una pellicola organica, tenuta in equilibrio da pianeti, terra e luna. La vita organica è così forte che nessuno può cambiare la sua situazione da solo. Supponiamo che Dio voglia aiutarci; Egli non può. La Terra è troppo piccola per essere toccata dalla volontà di Dio e se la terra è troppo piccola quanto lo sarà di più l’uomo? Da dove possiamo prendere allora l’aiuto di cui abbiamo bisogno?

Potete essere aiutati quando cominciate a conoscere voi stessi. Fintanto che non conoscete la vostra macchina, anche se l’aiuto vi è offerto non potete farne uso. Dovete cominciare dal capire lo scopo delle vostre funzioni. I vostri centri sono ricettori per diverse velocità di vibrazioni. I centri non sono influenzati allo stesso modo da tutte le vibrazioni. Ogni centro è un apparato ricevente e trasmittente. Ciascuno riceve le vibrazioni corrispondenti alle sue stesse funzioni. Al momento potete solo ricevere meccanicamente, senza discriminazioni. Non sapete ciò che state ricevendo, e dunque potete solo trasmettere meccanicamente. E questo non dà nulla a voi stessi.

Supponete di voler trasmettere qualcosa consapevolmente; voi non potete perché la vostra mente non farà silenzio. Per far smettere alla vostra mente di chiedere, adesso dovete usare la forza, ma non avete una forza sufficiente. Dunque non potete fare quello che desiderate. In seguito potete apprendere sistemi meccanici per far fermare le domande della mente, e dopo forse potete usare la vostra propria forza per fare ciò che avete bisogno di fare.

Tutta la vostra energia che non è necessaria a restare in vita, è presa dall’immaginazione e altre attività inutili. Osservare la vostra immaginazione –e cioè tutte le conversazioni interiori che entrano nella vostra mente senza la vostra stessa intenzione- aiuterà. Poiché quando osservate trascinate via un po’ di energia dall’immaginazione alla forza dalla quale proviene l’osservazione di sé. In questo modo questa forza può crescere e un bel giorno scoprirete di avere un essere indipendente dentro di voi, che sarà capace di fare ciò a cui aspira.

Per il momento dovete capire che non potete osservare tutto ciò che volete. La vostra osservazione è limitata dalle associazioni già presenti in voi. In un bambino appena nato ciascuno dei centri è libero di rispondere a tutte le impressioni che entrano. È come un sistema di rulli di un grammofono, in bianco, dal giorno dell’apparizione del bambino nel mondo di Dio, i significati esterni degli oggetti e le sue proprie esperienze interiori sono registrate su questi rulli in accordo con la corrispondenza tra le impressioni e la materia di cui i diversi centri sono fatti. Questa “materia” che è in realtà un tipo di energia, ha la possibilità di assorbire le corrispondenti vibrazioni e di rifiutarne altre.

In questo modo, taluni posti in ognuno dei tre cervelli dell’uomo, sono riempiti da famiglie di impressioni, raggruppati insieme per la loro similarità, o per la casualità di essere stati ricevuti insieme. Poco a poco queste diventano le abituali caratteristiche che costituiscono la personalità. Queste caratteristiche appartengono a tutti i centri, ma quelle nel corpo sono più stabili. E’ per questo che potete studiare meglio un uomo dalle sue posture e gesti che da quello che dice.

Vi farò un esempio. Ogni uomo o donna ha i suoi propri gesti e posture del corpo ma questi sono connessi alle abitudini mentali ed emozionali e a caratteristiche che non possiamo vedere. Per ciò per capire questo dobbiamo considerare qualcosa che molte persone fanno. Osservate come le persone ballano. Ogni nazionalità ha il suo proprio modo di ballare, potete sempre riconoscere la nazionalità dal modo in cui un uomo balla. In oriente, dove le tradizioni sono molto più forti, potete persino riconoscere, dal modo in cui ballano, da quale tribù o villaggio le persone provengono. In questo modo le danze diventano una specie di linguaggio attraverso il quale le persone, inconsciamente, di certo, ci parlano di loro.

E’ lo stesso con ogni cosa. Ogni nazione ha un repertorio limitato di movimenti che proviene dalle impressioni dell’infanzia. Per questo c’è anche un repertorio limitato di pensieri. Persino i sentimenti assumono le proprie caratteristiche abituali, che fissano per l’intera parte restante della vita i modi nei quali una persona può provare sentimenti. Dopo l’infanzia molto poco può essere cambiato. A meno che non siano prese delle speciali misure, delle quali parleremo più tardi, la capacità di recepire nuove impressioni si indebolisce con l’età. I bambini ricevono nuove impressioni, ma le persone più vecchie non possono; dunque in tarda età tutto ciò di cui si può fare esperienza è il risveglio e la ricombinazione di queste vecchie impressioni dell’infanzia. Delle vere nuove impressioni possono essere ottenute solo con violenza perché i rulli nei centri sono già riempiti. E’ difficile penetrare fino ad essi perché la nostra forza è limitata. Tuttavia, rimane sempre in un uomo un posto dove le impressioni possono essere ricevute, a condizione che queste siano ricevute con un’intensità sufficiente. Questo posto rimane vuoto fino a che non inizia la vita adulta; se esso non ha ricevuto impressioni prima di allora, è molto difficile raggiungerlo. Per molti di voi che sono qui ora, questo posto è già quasi impossibile da raggiungere. Sarà necessario un grande sforzo se state per iniziare una nuova vita.