Slide 1 jFlow Plus

Seconda Linea di Lavoro – Lotta

di J.G.Bennett

(Estratto da Sevenfold Work)

 

jgbennettSeconda Linea di Lavoro

Lotta

Affermativo in Se stessi

Mediante la prima linea di lavoro possiamo fare delle scoperte su noi stessi. Possiamo verificare per noi stessi la meccanicità della nostra vita. Possiamo giungere a renderci conto che abbiamo una natura superiore ed una inferiore. Possiamo scoprire vari modi in cui inganniamo noi stessi. Possiamo conoscere la nostra debolezza. Tutto ciò non ci porta a nulla a meno che non facciamo qualcosa in proposito. Se ci accontentiamo della conoscenza di queste cose non cambieremo.

Combattere con le nostre debolezze è l’essenza del lavoro su di sè. E’ questo conflitto che fornisce l’energia che alimenterà il nostro essere. Tutto ciò che abbiamo detto circa la lotta ha sede qui. Il principio importante è “l’agonia” fra le forze affermativa e negativa in noi. Una parte dici “sì” e l’altra “no”. Il risultato è incerto, poiché non abbiamo nessuna garanzia di successo in una qualunque forma che possiamo riconoscere. Quest’incertezza è fondamentale, poiché in realtà apre la via agli aspetti più profondi dell’essere, al di là della forza relativamente superficiale che possiamo ottenere, come il controllo sull’istinto di mangiare o sulla pigrizia, esso giunge fino al centro vero e proprio del nostro sé ove, alla fine, dobbiamo affrontare la necessità di rinunciare al nostro egoismo.

Non dobbiamo dimenticare che la parte negante di noi è parte della realtà e può essere chiamata con ragione “santa negazione”, come la chiama Gurdjieff. Senza l’elemento di negazione, non può essere impostata nessuna triade e non vi può essere lavoro. Tutta l’azione deriva dalla legge del tre ed è necessaria ciascuna delle tre forze, affermativa, negante e riconciliante.

Dobbiamo anche fare attenzione a riconoscere che sebbene sia nella natura dell’uomo il trasmettere la forza affermativa, egli non ne è la fonte. Non sarebbe lontano dal vero dire che ciò che l’uomo è effettivamente è negazione. Questo è il carattere vero e proprio della condizione reale. La natura superiore dell’uomo è nel reame del potenziale, in eternità, e sta nel ruolo affermativo alla natura inferiore, che è reale, nel tempo e nello spazio.

La lotta è possibile quando siamo separati da noi stessi. Facciamo esperienza di noi stessi in una situazione in cui siamo tirati fra i “mi piace” ed i “non mi piace”, questa è la natura inferiore, ma vi è una consapevolezza di questa attrazione e questa è la porta alla natura superiore. Siamo consapevoli che in noi c’é qualcosa che ha il potenziale di essere libero dai “mi piace” e “non mi piace”. Allora ci rendiamo conto di un’opportunità: possiamo passare oltre stato di osservare semplicemente ciò che avviene al fare qualcosa a proposito di questo. Diciamo a noi stessi: “Non sarò schiavo dei “mi piace” e “non mi piace”. Affermo me stesso ad un livello più elevato rispetto a tutto questo. Desidero esistere in un modo più profondo”. E’ giusto, ci troviamo “presi” fra l’affermazione e la negazione, entrambe sono perfettamente reali e parte di noi, talvolta ciò è difficile da sopportare e vogliamo sfuggire alla tensione che comporta. Talvolta si risolve in maniera sorprendentemente facile, perché abbiamo invocato l’autorità della nostra volontà interiore o “Io” reale. Il risultato in termini di energie è lo stesso, un risultato di riconciliazione che ci consente di essere.

Madame Ouspensky, una volta in cui le fu chiesto di definire l’essere, lo descrisse come “Ciò che potete sopportare”. E’ la migliore descrizione in assoluto. Sopportare il conflitto di sì e no in noi stessi è anche il modo in cui ci è consentito di essere.

©J.G. Bennett Foundation & The Estate of J.G. Bennett 2015



Leave a Reply

  •