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Il pendolo

di Maurice Nicoll

Ognuno di voi è sotto la legge del pendolo. Ognuno di voi sente il bene e poi sente il male, si sente felice e poi si sente derelitto, ognuno di voi sente affetto e amore e poi sente l’opposto, -avversione- e quel curioso opposto dell’affetto per il quale non c’è nome. Questa è vita meccanica. Tutto questo è vivere meccanicamente. Questo vuol dire vivere nell’ondeggiamento del pendolo  della vita e finché vi resterete quello che guadagnate lo perderete e cosi resterete sempre nello stesso livello di Essere. In un momento voi amate, nel momento successivo voi odiate; in un momento sentite entusiasmo, il momento successivo vi sentite abbattuti; in un momento pensate di essere una persona gradevole ed il momento dopo sentite che non lo siete. Questa è la legge del pendolo che ondeggia su e giù. In un modo o nell’altro noi dobbiamo cercare di non stare più tanto sotto questa inevitabile legge del pendolo, che fa avanzare e ritirare le maree, che fa si che l’inverno sia seguito dall’estate, l’estate dall’inverno e che nei riguardi del vostro cuore lo fa espandere e contrarre.

La legge del pendolo è illustrata molto bene dall’azione del cuore. Il cuore ha due fasi chiamate diastole e sistole. La diastole del cuore si ha quando esso riceve sangue, la sistole sì ha quando esso si contrae e manda il sangue nel corpo. Forse potete capire quanto sia interessante questa idea del pendolo quando viene applicata al cuore, perché quando il cuore è passivo e sta ricevendo il sangue, si trova su un lato del pendolo, esso accetta quello che entra in lui e poi ad un certo momento esso cambia il suo ritmo, diventa attivo e rimanda fuori tutto quello che ha ricevuto, che serve a nutrire l’intero corpo.

Diastole” viene dal verbo greco “mettere in ordine, sistemare preparare”.

Questo significa che quando il cuore non sta facendo niente, fuorché ricevendo il sangue, è come se si stesso sistemando…mettendo in ordine, preparando per la fase successiva, chiamata contrazione o sistole.

In greco “sistole” significa “riunire quello che è stato ricevuto e spingerlo avanti”, come nella contrazione del cuore che spinge nel corpo il sangue che ha ricevuto.

Ho sempre pensato che questo sia un ottimo modo di pensare al pendolo in un senso pratico. Noi abbiamo alcuni momenti di espansione, ed alcuni momenti di contrazione. Abbiamo momenti in cui le cose vanno bene e momenti in cui le cose vanno male. Il pendolo della nostra psicologia, delle nostre emozioni, del nostro benessere generale, va su e giù. Ma quando il pendolo ondeggia indietro, questa dovrebbe essere una fase in cui vengono messe in ordine le cose, in cui uno si consulta con sé stesso..in cui le cose vengono sistemate bene, e vengono preparate prima che uno prosegua di nuovo.

Voi non potete aspettarvi di essere sempre gli stessi. Eppure quante persone sono dispiaciute quando, avendo avuto un sentimento, si accorgono che in seguito non lo hanno più. Allora naturalmente essi litigano, sono seccati, e cosi via. In altre parole, l’ondeggiamento negativo del pendolo, per la maggior parte delle persone è solo uno spazio vuoto. Mentre dovrebbe essere una fase abitata dalla consapevolezza e da un senso del Lavoro in cui uno cerca di unificarsi e di riflettere, e non pensa invece che tutto sia finito. Ora se uno può vivere con consapevolezza in entrambi i lati dell’oscillazione del pendolo in ogni punto, la sua vita non sarà più insoddisfacente, cioè una semplice funzione dell’ondeggiamento del pendolo. Uno impara a vedere le cose da due punti di vista. Uno impara a prendere sé stesso da due punti di vista, e soprattutto uno impara a prendere gli altri nello stesso modo. Invece di essere molto disgustato, o annoiato, o seccato, uno comincia a mettere in questo incivile paese, in Sé stesso, in questo luogo barbaro, dei pensieri più consapevoli, e la memoria, per poi ritornare nell’ondeggiamento del pendolo avendo preparato qualcosa, ed ancora una volta rientrare nella vita senza essere depresso, e soprattutto non sentendosi senza speranza.

Quello di cui sto parlando ha a che fare con il vedere entrambi i lati, il lato nero ed il lato lucente, insieme, per mezzo della memoria conscia, per mezzo del lavoro, ed è solo per mezzo del lavoro che voi potrete ricordare entrambi i lati del pendolo e così, gradualmente passare psicologicamente nella parte media del pendolo, dove è situato tutto quello che cerchiamo in questo Lavoro. Questo corrisponde a creare un intero circolo, ad essere capaci di girare lungo il circolo della vita, in modo che essa non sia più un pendolo, ma un movimento circolare che non è più governato dagli opposti.

Ora quando voi girate intorno al circolo di tutte le esperienze, voi cominciate a mettere nella vostra consapevolezza il lato oscuro di voi e voi non vedrete più quelle contraddizioni che vengono invece dal punto di vista della vita del pendolo. Questo significa un aumento di consapevolezza. Questo significa vedere che l’estate e l’inverno non sono opposti ma sono situati su un circolo, un ritmo che è necessario. La gente che vive molto negli opposti, la gente che discute sempre se questo o quello è giusto sono nell’illusione del pendolo.

Vi citerò su ciò un detto molto antico. Finché avete dei concetti rigidi su ciò che è giusto o sbagliato, voi non potete creare in voi questo cerchio psicologico. Questo detto viene dagli scritti di Kwang-zeu:

Egli disse: “Ogni soggetto può essere guardato da due punti di vista -da questo e da quello, …. Ma questo punto di vista comprende sia il bene che il male; ed anche quel punto di vista comprende sia il bene che il male; – e infatti ci sono o non ci sono, i due punti di vista, questo e quello? Essi non hanno trovato il loro punto di corrispondenza che viene chiamato il perno del Tao. Appena uno trova questo perno egli si situa al centro dell’anello (di pensiero) da dove egli può rispondere senza fine ai punti di vista che cambiano; – senza fine a quelli che affermano. e senza fine a quelli che negano. Perciò ho detto, “Non c’è niente come la giusta luce (della mente).

Questa cosa chiamata il Tao in realtà è il Lavoro. E’ una riconciliazione degli opposti ed il raggiungimento di un nuovo posto in cui gli opposti non vi controllano. È chiamato il Tao nell’antico esoterismo cinese. È una Via. Tao significa una Via o una Via armoniosa.

[…] Se siamo nel pendolo tutti i pensieri e sentimenti sono opposti. Se un uomo non è d’accordo con le vostre vedute politiche vi è odioso. Se un uomo non ha simpatia per voi, egli ha antipatia, e così via. Questo è l’esempio della legge del pendolo in tutti noi. In questo lavoro noi dobbiamo trovare qualche modo per riconciliare gli opposti e per non essere in ogni momento in questo ondeggiamento del pendolo, perché partendo da violenti punti di vista opposti, niente può essere riconciliato, nessuna armonia può essere prodotta, e le vostre vite continueranno come sempre.

Io vi colpisco e voi mi colpite. Ogni lato produce l’altro. Un opposto con il quale vi identificate, provoca immediatamente negli altri una opinione opposta. È molto importante che voi tutti cominciate a capirlo, soprattutto riguardo a voi stessi perché i vostri personali punti di vista su voi stessi sono su questi opposti, e sono governati dalla falsa personalità. Tutti voi fate molte cose che non accettate, che non includete nel vostro generale senso di voi stessi e così ondeggiate sempre e non avete un punto centrale, un’individualità.

Per questo il Lavoro ci insegna ad osservarci senza critica, perché solo osservando noi stessi senza critica, noi possiamo girare intorno all’intero cerchio del nostro Essere, di quello che noi realmente siamo e questo distruggerà completamente la falsa personalità. Voi non sarete più la persona che avevate immaginato di essere, perché l’immaginazione mente sempre. Voi tutto intero dovete essere incluso nella vostra consapevolezza, perché se la consapevolezza non si espande nel vostro Essere totale, voi non avrete l’intera conoscenza di voi stessi e sarete sempre influenzati da un piccolo “io” alla volta, Ma alla fine tutti gli “io” devono essere compresi nel vostro sentimento di voi stessi, e sono certo che la falsa personalità si dissolverà in qualcosa di completamente nuovo e meraviglioso.


Semplice spiegazione delle Idee del Lavoro – UNO

di M.Nicoll

Tutti sono due persone – la persona che noi stessi supponiamo di essere, e ciò che realmente siamo. Solo l’osservazione di se’ ci mostra questo. Non si può capire che siamo due persone a meno che non cominciamo a capire cosa significa osservare noi stessi.

Vediamo un mondo all’esterno: questo è ciò che i nostri sensi ci rendono. Ma i sensi sono rivolti al di fuori di noi stessi e non possono vedere ciò che si è. Ma abbiamo un organo dentro di noi che può osservare questa cosa chiamata noi stessi. Attraverso di esso possiamo vedere i nostri pensieri, sentimenti, stati d’animo. Questo è l’inizio del divenire un’altra persona.

La nostra vita dipende da questa cosa chiamata “noi stessi”. Se vogliamo avere una vita diversa, dobbiamo prima di tutto renderci conto di che tipo di vita abbiamo ora. Tutte le forme di sofferenza sono a causa di questo “noi stessi”. Finché rimaniamo questo “noi stessi” la nostra vita non può modificarsi. Attirerà sempre le medesime disgrazie, delusioni, e così via.

Così il Lavoro comincia con il vedere come si è, che tipo di persona siamo. Per esempio, se trattiamo le persone senza considerazione per i loro sentimenti e non lo sappiamo, soffriremo sempre il loro desiderio di tenersi lontani da noi. Ma non vedendo come siamo diamo la colpa agli altri. A meno che non ci accorgiamo che ci stiamo comportando in questo modo, non possiamo cambiare. Altre persone si rendono conto di come siamo: ma cosi’ come siamo, noi non ce ne rendiamo conto – finché non iniziamo ad osservare noi stessi. Attraverso il non vedere come siamo, crediamo di non essere trattati adeguatamente.

Se osserviamo ciò che stiamo pensando e sentendo, quello che stiamo dicendo, come stiamo agendo, dopo un tempo una nuova memoria inizia, una memoria di noi stessi. Da allora, cominciamo a renderci conto che non siamo ciò che noi stessi presumevamo di essere. Inizieremo a comportarci diversamente, a non incolpare gli altri, a non sentire che qualcosa ci è dovuto. Inizieremo a capire che siamo due persone e che lo siamo sempre stati. Quello che noi presumevamo di essere è immaginario.

Quando vediamo le contraddizioni tra il nostro se’ immaginario, e ciò che realmente siamo, cominciamo a cambiare, perché veniamo separati da l’illusione di noi stessi. Cominciamo a renderci conto che poggiavamo su una base completamente falsa.

Quando osserviamo ciò che realmente siamo apriamo noi stessi a ricevere aiuto – l’aiuto che ci può davvero cambiare. L’aiuto non può raggiungerci, mentre siamo soddisfatti di noi stessi. Questo Lavoro dice che l’aiuto esiste per coloro che iniziano a rendersi conto, in ogni atto quotidiano, in ogni cosa detta e sentita, che non sono realmente ciò che supponevano di essere.

Quando cominciamo ad osservare noi stessi con sincerità tutto il nostro destino comincia a cambiare. Ma questo significa notare, per un lungo periodo, il nostro modo di parlare, il nostro modo di pensare, le critiche che facciamo, il risentimento verso ciò che ci viene detto, il nostro modo di reagire agli altri, le opinioni da cui argomentiamo, il modo in cui siamo lusingati, come noi giudichiamo gli altri, la nostra vanità, crudeltà, stati d’animo, emozioni. A meno che non ci distacchiamo da queste cose, rimaniamo meccanici.

La nostra vita psichica, la nostra vita interiore, è nelle tenebre, fino a quando non iniziamo a far entrare un raggio di luce, di coscienza in ciò che lì sta accadendo. Perché ciò avvenga dobbiamo dividerci in due – una parte che osserva e una parte osservata. Quando l’ “io” osservante si è stabilito in noi, è da questo “io”, che tutto il resto segue. E’ piccolo e debole per cominciare, ma è come una finestra per far entrare la luce.


Il linguaggio delle parabole – Parte prima.

Estratto da “ UOMO NUOVO ”

di Maurice Nicoll

PARTE PRIMA

La Sacra Scrittura ha un senso esteriore ed un senso interiore. Dietro al senso letterale c’è un altro senso, un’altra forma di conoscenza. Secondo un’antica tradizione, l’uomo, una volta, conosceva profondamente, interiormente. Ci sono molti episodi nel Vecchi Testamento che presumono un’altra conoscenza, un significato del tutto diverso da quello che si ricava dal senso letterale delle parole. Il racconto dell’Arca, quello del servo del Faraone e del fornaio, quello della Torre di Babele, il racconto di Giacobbe ed Esaù ed un piatto di lenticchie e molti altri contengono un significato psicologico interiore ben più profondo di quello letterale. E nei Vangeli la parabola viene usata in modo analogo. Nei Vangeli si fa largo uso delle Parabole. Così come sono, considerandone solo l senso letterale, esse si riferiscono in apparenza a vigne, a capifamiglia, ad amministratori, a figli prodighi, all’olio, all’acqua e al vino, ai semi, ai seminatori, ai campi ed a molte altre cose. Questo è ciò che si ricava da una lettura superficiale. Il linguaggio delle parabole è difficile da capire così come, generalmente, è difficile da capire il linguaggio di ogni scritto sacro. Visti in modo letterale sia il Vecchio che il Nuovo Testamento non sono solo contraddittori, ma molto crudeli e ripugnanti.

Il problema è: perché questi scritti sacri non spiegano chiaramente ciò che vogliono esprimere? Se i racconti di Giacobbe ed Esaù, o ancora, della Torre di Babele o dell’Arca che galleggiava durante il diluvio non sono veri se interpretati solo in modo letterale, ma possono invece avere un significato più profondo, perché tutto questo non è stato scritto in modo evidente? Allora perché si fa uso delle parabole nei Vangeli? Perché non dire chiaramente il significato? Chi pensa così potrebbe chiedersi perché il racconto della Creazione nella Genesi, che non può essere inteso solo in senso letterale, possa significare anche qualcos’altro, qualcosa di nascosto che dà il vero senso, al di là di ciò che esprimono le parole prese alla lettera. Allora egli potrebbe giustamente concludere che le cosiddette sacre scritture non sono altro che un inganno senza un contenuto da comprendere e da svelare. Se tutti questi racconti, queste storie, allegorie, miti, similitudini e parabole nelle sacre scritture vogliono esprimere qualcos’altro, perché non si stabilire chiaramente dall’inizio ciò che vogliono dire di modo che tutti possano comprendere? Perché velare ogni cosa? Perché tutto questo mistero, questa oscurità?

L’idea nascosta dietro ogni scritto sacro è quella di trasmettere un significato più elevato di quello contenuto nelle parole nel loro significato letterale, e la verità di quanto è trasmesso deve essere verificata dall’uomo internamente. Questo significato più elevato, nascosto, interiore o esoterico, adombrato dalle parole e dalle immagini quotidiane, può essere solo intuito; da qui la difficoltà, per l’uomo, di dare alla realtà un senso superiore. Il livello di comprensione letterale di una persona non è necessariamente uguale al suo livello di comprensione del significato psicologico. Capire in modo letterale è una cosa, capire psicologicamente un’altra. Facciamo alcuni esempi. Il comandamento dice: “Non ucciderai”. Questo è il livello letterale. Ma il significato psicologico è “ Non commetterai omicidio nel tuo cuore”. Il primo significato è letterale, il secondo è psicologico ed è specificato chiaramente nel Levitico. Un altro comandamento: “Non commetterai adulterio” è il significato letterale, ma il significato psicologico, che va più in là, si riferisce all’insiemismo dottrinale. Per questo spesso è detto che la gente cominciò a prostituirsi seguendo altri dèi, e così via. Ancora, il significato letterale del comandamento: “Non ruberai” è ovvio, ma il significato interiore è molto più profondo. Rubare, dal punto di vista psicologico, significa pensare che si possa fare tutto con le proprie forze, da soli, non comprendendo che io non so chi sono, cosa penso, come sento e forse neppure come orientarmi. E’ come pensare che tutto ci sia dovuto e di attribuire a sé stessi ogni merito. Invece è solo una possibilità. Ma se si dicesse direttamente questo ad un uomo, egli non capirebbe. Così, il significato rimane nascosto, perché, se fosse spiegato, nessuno ci crederebbe, e tutti lo considererebbero un’assurdità. L’idea non solo non sarebbe capita, ma anzi sarebbe considerato ridicola. La conoscenza superiore, il significato superiore, se viene portato al livello ordinario di comprensione, sembrerà un’assurdità e non sarà compreso. Il significato superiore può essere dato solo a coloro che sono vicini a comprenderne il senso giusto. Questa è una delle ragioni per cui il vero senso di tutti gli scritti sacri deve essere nascosto, così com’è, dall’involucro esterno dell’espressione letterale. Non si tratta di ingannare la gente, ma di una questione legata alla necessità di salvaguardare questo significato e di evitare che venga frainteso e banalizzato, distruggendo il suo senso profondo. La gente pensa talvolta di poter comprendere ogni cosa, quando la sente. Ma ciò è assolutamente errato. Lo sviluppo della comprensione, la visione delle differenze è un processo lungo. Tutti sanno che non si può trasmettere la conoscenza della vita ai bimbi piccoli perché la loro comprensione è limitata. Ancora, è certo, che ci sono taluni argomenti, anche nella vita ordinaria, che non possono essere compresi senza una lunga preparazione, come per esempio alcune branche della scienza, dove non è sufficiente soltanto sapere di cosa trattino. Il fine di tutti gli scritti sacri è di trasferire un senso superiore ed una conoscenza superiore partendo da una conoscenza ordinaria.

Le parabole hanno un senso ordinario. Il fine delle parabole è di dare all’uomo un significato superiore partendo da un senso ordinario inferiore di modo che egli possa intendere da solo oppure no. La parabola serve proprio a questo. Può succedere che un uomo la prenda alla lettera o che invece incominci a pensare: essa lo invita a pensare. Un uomo prima di tutto capisce ciò che per lui è ordinario, ciò che è al suo livello naturale. Prima di astrarre egli parte da questo punto naturale. Questa è la situazione da cui un uomo parte, prima di impossessarsi di un insegnamento. Ma la parabola ha un significato che va al di là del senso letterale o naturale. Essa è stata deliberatamente congegnata per colpire prima i sensi e poi per lavorare sulla mente al fine di elevare il livello naturale di comprensione ad un altro livello. Da questo punto di vista la parabola è, riguardo alla comprensione, uno strumento di trasformazione. Come vederemo più avanti la parabola è anche un tramite tra un livello banale ed uno superiore nello sviluppo della comprensione.