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Estratto dal messaggio di Pasqua 1980

di Pierre Elliot

(ESTRATTO)

pierrebw

Gurdjieff asserisce che lo sviluppo armonico dell’uomo può essere raggiunto solo dal bilanciato adempimento di tre intenzioni: una diretta verso il proprio benessere, il secondo verso il benessere degli altri e il terzo diretto a servire un proposito molto più grande di noi stessi che possiamo definire il Grande Lavoro. Ora, questa formulazione non tiene conto della necessità, inoltre, di bilanciare il mondo interiore ed esteriore dell’uomo. Raggiungere questa armonia del mondo interiore ed esteriore dell’uomo è certamente aldilà del nostro solo potere. Non sappiamo neanche come cominciare. In ogni momento abbiamo bisogno di aiuto per evitare le molte trappole nelle quali possiamo cadere a causa del fatto che neanche conosciamo noi stessi. Non vediamo la nostra vanità, la nostra parzialità, la nostra mancanza di accettazione delle altre persone, il nostro settarismo, le nostre ristrettezze, le quali possono portare a nulla il nostro Lavoro. Aldilà di tutto c’è nel nostro tentativo di servire qualcosa più grande di noi, il pericolo di desiderare di avere una posizione, e il pericolo di essere gelosi di chiunque sia più importante o più meritevole.

La trasformazione è un processo con i suoi stadi, con il proprio schema, governato dalle proprie leggi che non possono essere violate senza sbilanciare qualcosa. Più comprendiamo il processo, più siamo vicini a compiere il proposito di Dio. Questo mi ha portato a rivolgere un nuovo sguardo a dove siamo in relazione alla nostra vera esistenza e al miracoloso processo che possiamo chiamare il Lavoro. Potremmo essere veramente coinvolti in questo momento in uno o in un altro aspetto del Lavoro, ma adesso credo sia il momento di guardare al processo nella sua interezza, posto a suoi minimi termini, nella nostra terminologia il Lavoro può essere definito un processo di trasformazioni chimiche. La formazione di un nuovo essere in noi è chimica. Questa è la trasformazione della sostanza. Come è presentato nel Belzebù…ciò dipende da un certo tipo di esperienze interiori e condizioni interiori, se esse sono presenti questa trasformazione andrà avanti. Si formerà qualcosa che è tanto forte quanto permanente e che trascenderà alcune delle nostre limitazioni terrene. L’agonia della lotta del sì e del no può aiutarci ad arrivare “nel vero centro del nostro sé dove eventualmente dobbiamo affrontare la necessità di rinunciare al nostro egoismo”. C’è in realtà più di un processo. Abbiamo bisogno di un duplice orientamento. Vi è un orientamento che crea un processo di cristallizzazione possibile e l’altro è necessario affinché questa cristallizzazione sia capace di una evoluzione successiva. Se io ho uno scopo e dirigo tutte le mie energie verso questo scopo, la lotta contro tutto ciò che mi porta lontano da esso produrrà lo shock dal quale la trasformazione dell’aria avrà luogo e la formazione di un secondo corpo procederà. “Lo abbiamo sentito fino alla nausea: non è sufficiente che io realizzi questo con la mia testa è quasi del tutto inutile. Devo vedere ciò che sono. Devo vedere che sono nulla, che io stesso sono vuoto. Non che l’uomo in generale è vuoto ma che io lo sono. Non è possibile lavorare con la speranza che qualcosa di vero verrà se perdiamo questa realizzazione.”


Come possiamo diventare sensibili alla sostanza del Lavoro

di Pierre Elliot

(ESTRATTO)

” E’ perché non ci fermiamo, di tanto in tanto, a pensare a questo più elevato significato del Lavoro che  tendiamo a diventare troppo occupati con tutti i problemi personali che il nostro lavoro ordinario crea per noi. Sto attirando la vostra attenzione, prima di parlare dei gruppi e di lavoro di gruppo, alla relatività della parola ‘lavoro’. Per esempio, se nel periodo in cui lavorariamo insieme portiamo in esso uno sforzo per  ricordarci di noi stessi, come si dice, inevitabilmente vi accorgerete di vedere che qualcosa è condiviso tra tutti noi, che è davvero presente, a prescindere dal tipo di lavoro in cui siamo impegnati. Il nostro problema è fondamentalmente questo: Tutto il tempo la nostra attenzione è presa, siamo attratti; teniamo a molte cose che per questa ragione diventano dio per noi. Dobbiamo sapere che abbiamo tutti questi dèi che adoriamo. E inganniamo solo noi stessi se pensiamo che questa idolatria non sia presente in noi. Nel momento in cui Lavoriamo, intravediamo la forza di identificazione, di idolatria. Vediamo la forza con la quale siamo attratti ad ogni tipo di falso dio. Il potere di vedere che adoriamo falsi déi è in tutti noi. Ma ciò non significa che il loro potere su di noi cessi. Solo per un tempo breve ed estremamente importante il potere di queste forze negative può cessare. Questa è la ragione fondamentale per il lavoro di gruppo. Se ci riuniamo per lavorare, abbiamo qualche possibilità di sentire maggiormente l’azione di ciò che in noi è la vera divinità, la sostanza del Lavoro, e di sentire meno il potere di tutte queste altre forze. Questo è il motivo per cui è importante avere la sensazione, essere presenti in ciò che si sta facendo. Quando facciamo questo tipo di Lavoro inevitabilmente i nostri valori e giudizi divengono molto più corrispondenti a quello che logicamente dovrebbero essere, e cioè che dovremmo davvero valorizzare ciò che è eterno ed imperituro e non perderci continuamente nelle attrazioni temporali che agiscono su di noi. Ora siamo in grado di vedere tutto questo logicamente, ma non possiamo sentirlo se non siamo presenti. I gruppi devono essere progettati per dirigere i nostri sforzi di Lavoro ad essere presenti in tutto ciò che stiamo facendo.”

 


La decisione di lavorare su se stessi.

di P. Elliot

Rivauguier, Francia

Mi è stato chiesto: c’è qualcosa che possiamo fare per prepararci per il nostro incontro? E io vorrei provare a rispondere alla domanda. Penso che tutto ciò giri intorno a se, coloro che verranno siano “persone che hanno deciso di lavorare su loro stesse”. E’ veramente necessario non solo leggere questa frase sottolineata ma comprendere chiaramente cosa significa. Tu potresti avere un vero interesse nel lavoro e un desiderio di compiere sforzi. Potresti anche sentire fortemente che è necessario cambiare ma queste cose da sole non sono la stessa cosa della decisione di lavorare su te stesso. La decisione di lavorare su te stesso arriva solo se vedi da te senza alcuna prevaricazione che per te non c’è speranza di ottenere qualcosa di reale e imperituro a meno che tu non possa acquisire un diverso Essere.

 L’unico aspetto riguardo alla necessità di lavorare su se stessi con il quale potresti confrontarti fino al nostro incontro è questo: ogni giorno fino a che ci incontriamo, datti un periodo di tempo, non più di quindici minuti per guardare imparzialmente al tuo proprio futuro, e misurare il tempo che ti è rimasto per lavorare. Se non usi il tempo che è nell’immediato davanti a te il tuo potere di compiere gli sforzi necessari crescerà sempre meno fino a che arriverà un giorno non appena Belzebù lo stabilisce per quanto tu possa desiderare di lavorare “sarà già troppo tardi”.

 Ogni giorno confrontati con questo e non permetterti di sgusciare via da questa realizzazione con qualsivoglia argomento. Senza ciò, la tua decisione di lavorare su te stesso non può possibilmente avere la forza necessaria. Devi costantemente tenere a mente che ciò che è “difficile” oggi, potrebbe essere per te “impossibile” in uno o due o cinque o dieci anni di tempo. Qualunque possa essere la tua età, qualunque sia l’esperienza che hai avuto in questo lavoro, la tua speranza di ottenere qualcosa di reale è più grande adesso di quanto lo sarà in futuro. Questo è il significato della parola “senza pietà” legato a Heropass. Anche un solo giorno perso o sprecato renderà la tua situazione più difficile. Tu dirai e l’hai detto troppo a lungo: sono consapevole di tutto ciò, ma la situazione generale qui è tale che noi siamo divisi…etc etc

 Devi mettere da parte il pensiero che le circostanze, qui o lì, e le specifiche persone alle quali è capitato di essere qui siano in qualche modo da incolpare. La reale difficoltà sta in questo – che la tua propria “volontà” è troppo debole perché la tua decisione di lavorare su te stesso sia effettiva.

Qualunque cosa tu “decida” fallirai nel farla. La tua situazione potrebbe essere oggettivamente,appunto,senza speranza, se tu avessi solo te stesso su cui fare affidamento – e tu potresti al meglio riprendere la tua ricerca di un guru mitico. Non è senza speranza poiché tu puoi ricevere aiuto da un livello di essere più alto.